Famiglia/Azienda

Oggi è il mio compleanno, compio 36 anni. Ieri sera sono tornata a casa dopo mezzanotte, durante il giorno ero stata in trasferta con “La fiaba del naso d’argento”. Ho trovato Nader ad accogliermi con due regali, uno per me e uno per i miei “pony” (nel nostro lessico familiare sono i “bambini”). E’ stato un ritorno morbido e io ne avevo proprio bisogno perché la trasferta è stata faticosa, ma ancor di più lo era stato il rapporto di lavoro; non con l’ente che mi ha commissionato lo spettacolo, un’associazione che protegge le mamme maltrattate e i loro bambini, quanto per il rapporto con la persona che ha curato la mediazione fra me e l’ente.

La competizione dovrebbe esulare da un contesto socio-pedagogico, andrebbe evitata l’insulsa gara del curriculum più lungo e sarebbe meglio saper dominare la propria inclinazione al comando –specie quando non c’è nessuno che possa essere comandato-. I contesti dovrebbero essere analizzati e compresi, specie da chi opera al loro interno: non si può applicare la logica aziendale ad ogni situazione; e, d’altronde, non tutti gli uomini accettano di essere trattati come lavoratori dipendenti.

 

Una scuola non può essere un’azienda. Un ospedale non può essere un’Azienda. Un luogo in cui si educa, un altro in cui si curano le persone, devono prescindere dalle logiche del profitto. Come dice Gino Strada: “La sanità italiana era tra le migliori ma adesso è in crisi per colpa della politica che ha inserito il profitto. Gli ospedali sono diventati delle aziende. (…) L’obiettivo non è più la salute, ma il fatturato (…)”. La sanità non può essere guidata dal profitto perché l’esistenza umana dovrebbe essere più importante del profitto. La dignità della vita dell’uomo dovrebbe essere al primo posto. Qualunque vita sia, qualunque uomo sia. Lo stesso concetto è applicabile alla FAMIGLIA. I bambini non possono essere considerati come pacchetti azionari che si giocano in borsa.

Gli adulti, spesso, sommergono i bambini di stimoli: il corso d’inglese, di teatro, di musica… Sul bambino viene fatto un investimento e il bambino stesso diventa un investimento. Si pensa che più cose farà, più diventerà intraprendente: il bambino del futuro saprà l’inglese, sarà sportivo, mangerà biologico… magari fosse così semplice pianificare il futuro del proprio bambino. Magari bastasse incanalare la sua strada grazie a corsi e grazie al controllo del profitto scolastico. La personalità di un bambino, e dunque il suo futuro, sono in parte inafferrabili. Ma, specialmente, credo che la pianificazione del futuro di un bambino non dipenda tanto da quello che fa ma da quello che sente. Un bambino che si sente amato e che sente rispettate le proprie emozioni, è un bambino che saprà amare e saprà rispettare le emozioni altrui. Per questo trovo sia aberrante trattare un bambino come un investimento: perché lo istighiamo a guardare il mondo attraverso quella stessa lente in cui vige la logica dell’usare e dell’essere usati per raggiungere un fine.

Con questo non voglio dire che non sia importante che un bimbo faccia sport, legga o segua una dieta equilibrata. Ma, più che l’attività stessa, il motore propulsivo sarà l’atteggiamento con cui si fa tutto questo. Credo che fare sport sia importantissimo per lo sviluppo del bambino. Ma se l’allenatore crea competizione fra i suoi piccoli allievi e, anziché spingerli a collaborare fra loro, li mette in lotta l’uno contro l’altro, cosa impareranno i bambini? Impareranno che per accattivarsi la simpatia dell’adulto, cioè del leader, è necessario prevalere sugli altri. Faranno perciò di tutto per raggiungere questo fine, incuranti dei sentimenti dei compagni. La competizione dovrebbe essere rivolta prima di tutto verso se stessi. Solo secondariamente verso gli altri. Competere con se stessi significa mettersi in discussione, fare di tutto per superare i propri limiti. Vincere, nell’accezione comune, significa sconfiggere l’avversario. Ma la vittoria sui propri limiti penso sia l’unica vittoria reale. Questo tipo di vittoria non viene quasi mai insegnata a scuola dove, invece, spesso, si imparano e precocemente alcune crudeli dinamiche sociali: prevarica o verrai prevaricato, brilla di luce riflessa o sarai dimenticato. Tutto è in funzione dell’altro e contro l’altro.

Questa è la settimana di Halloween e c’è un bel programma denso di spettacoli che trovate QUI.

Se volete iscrivervi alla mailing list scrivetemi a teatrinomangiafoco@gmail.com

Vi auguro buon lunedì e buona settimana di dolcetti o scherzetti.

2 commenti
  1. Maria Vittoria Cavina dice:

    Grazie per aver scritto questi pensieri, che condivido in toto.
    Cordialmente

I commenti sono chiusi.