,

Le Donne Raccontastorie: dal focolare delle fiabe allo spettacolo itinerante

La rassegna teatrale, giunta al secondo anno di vita, nasce in continuità con la serie di appuntamenti “I martedì delle donne”, organizzati da Fraternal Compagnia con la direzione artistica di Alessandra Cortesi e Tania Passarini, e ne approfondisce un aspetto legato all’antichissimo mestiere della raccontastorie,  nato in ambito domestico e in esso relegato per lungo tempo. La raccontastorie è distinta dal contastorie, figura maschile ed itinerante. La retrospettiva analizza il ruolo, un tempo inesistente, della donna capocomico e della burattinaia solista. Anticamente, nelle compagnie girovaghe di burattinai e circensi, le donne svolgevano ruoli secondari. A capo dell’impresa teatrale vi erano sempre gli uomini ed è per questo che, nel repertorio classico dei burattini e a differenza che in quello fiabesco, sono dominanti i caratteri maschili. Nel mondo dei burattini le donne ci sono da sempre state. C’erano addirittura da prima della comparsa della donna nel teatro d’attore. Ma se è vero che le donne burattinaie esistevano, è anche vero che esistevano unicamente nel ruolo di “servi di scena”: erano aiutanti, vestiariste, tuttofare. Nel passato non hanno quasi mai avuto un ruolo registico e da capocomico. Da qui il collegamento con la figura della conteuse, la raccontastorie.

Con l’istituzionalizzazione delle professioni e dei canali professionali, delle gilde e delle corporazioni, e con il delinearsi del ruolo misogino della Chiesa, alla donna viene tolta la possibilità di applicarsi in ruoli centrali, ufficiali, importanti, disciplinari, professionali. Vi sono restrizioni nell’accesso alla conoscenza -per una donna non è possibile studiare, andare a scuola, men che meno all’università- e  restrizioni occupazionali, se non verso ruoli marginali, non formalizzati, inferiori, preclusi. La donna può avere competenze erboristiche, fitoterapiche, mediche, curative, ma non può essere riconosciuta come medico perché le vengono preclusi i canali riconosciuti e ufficiali. Non possono essere altro che “herbariae”, e occuparsi di questioni rivolte soprattutto alle donne e ai bambini (fertilità, parti, aborti, contraccezione). Ha capacità scientifiche, chimiche, ma non può operare in alcuna direzione. Si concentrerà sulla conservazione delle materie prime. Farà marmellate e sottaceti. Viene relegata nella piccola quotidianità domestica. Le donne diventano tutelari di un’enciclopedia di saperi non ufficiali, marginalizzati, trasformati da sapienza in folklore. Cacciata dalla professione, la donna diventa custode del folklore, mediatrice di una sapienza concreta e pratica, millenaria e non scritta. Anche quando uno spiraglio professionale si apre, i contesti concessi sono tradizionalmente limitati.

Fino a poco tempo fa una donna poteva essere medico, ma meglio se pediatra o dermatologa, piuttosto che neurochirurga; poteva essere maestra, più difficilmente professore universitario; sarta, raramente sarta di haute-couture; pittrice, ma molto raramente pittrice di storia o ritrattista di re; illustratrice, ma difficilmente di romanzi d’avventura. Non burattinaia-contastorie itinerante ma raccontastorie in ambito domestico. Le prime donne capocomico iniziano a diffondersi con il dopoguerra, Maria Signorelli ne è una nota pioniera, e poi altre seguono, dagli anni Sessanta, al mutare della società e dei ruoli. Una burattinaia solista si ritrova, donna, in un mondo storicamente delineato dall’uomo, in cui da sempre è l’uomo a progettare i burattini e a tracciare le drammaturgie. E allora, quando rompe con la tradizione, dove si rivolge? Quando deve innovare il suo repertorio e pensare a nuove drammaturgie, spesso la burattinaia attinge al fiabesco. Recupera – e in qualche modo impersona – la figura tradizionale, archetipica, della “conteuse”, della narratrice, della nutrice, della vecchina che fila accanto al fuoco narrando storie e fiabe.

Le teorie sopraesposte sono state argomentate e documentate dalle dr.ssa Francesca Tancini in una conferenza ascoltabile sul canale youtube del Burattinificio.

 

Il progetto ha suscitato l’interesse da parte della trasmissione Radio Tre Suite che ha intervistato Margherita Cennamo. L’intervista è ascoltabile sempre sul canale YouTube del Burattinificio.

 

Il progetto di ricerca sta proseguendo in parallelo alla rassegna teatrale. È in fase di lavorazione un podcast in cui, dando voce alle burattinaie e ai burattinai, alle raccontastorie e ai contastorie, cerchiamo di inquadrare le difficoltà che tante donne hanno incontrato per trovare una loro collocazione in un mondo professionale che, come d’altronde moltissimi altri mondi professionali, ha un’impronta fortemente maschile.

Margherita Cennamo è una burattinaia-raccontastorie. Ha frequentato nel 2002 la scuola per burattinai presso il Centro di teatro figura “Arrivano dal Mare” di Cervia, corso finanziato dalla regione Emilia Romagna. Nel 2019 è stata insignita da Udi Bologna del Premio Tina Anselmi. Burattinificio Mangiafoco è il nome della compagnia teatrale di cui è capocomica. Burattinificio è anche un microteatro per bambini e adulti a Bologna, vicino al portico di San Luca.

Francesca Tancini è storica dell’arte. Borsista a Harvard, Yale, Oxford, Princeton, è ricercatrice presso la Newcastle University con PiCoBoo, un progetto sull’albo illustrato, in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra e Seven Stories, The National Centre for Children’s Books.