È difficile prevedere (ed evitare) ciò che spaventerà i nostri bambini. E’ naturale pensare che un orco o una strega potrebbero atterrire un qualsiasi bambino. Un genitore potrebbe quindi ritenere preferibile mettere al bando fiabe contenenti personaggi malvagi, affinché il suo bambino possa dormire sonni tranquilli. Ma, scansare e bandire le paure, non è affatto un’impresa così semplice: ho visto una bimba spaventarsi al principio di uno spettacolo per un pupazzo-uccello, il cui aspetto era giocondo e inoffensivo; o, un’altra, per un tono di voce marcato, ma scherzoso, di un personaggio buono all’interno del racconto. Le paure dei bambini sono imprevedibili e potrebbero lasciarci del tutto sorpresi. Dunque, cosa spaventa i bambini? La psicoanalista Melanie Klein scrive: “ad onta di quella psicologia e pedagogia che continuano sempre a conservare la convinzione che il bambino sia un essere felice e senza conflitti e a presumere che le sofferenze dell’adulto siano prodotte dal peso e dalle asprezze della realtà, occorre proclamare che è vero esattamente il contrario. Ciò che mediante la psiconalisi apprendiamo sul bambino e sull’adulto è che tutte le sofferenze della vita sono per la maggior parte ripetizioni di quelle della prima infanzia e che in quest’età ogni bambino passa attraverso sofferenze smisurate”. Questa citazione apre al nostro sguardo una nuova prospettiva d’analisi: il bambino ha paura, perché la paura appartiene allo spettro delle emozioni umane. Fare uno slalom per evitare tutto ciò che il nostro bambino teme potrebbe finire per diventare un’esperienza frustrante, per noi e per lui. Per noi, che una volta messa al bando una strega potremmo vedere la nostra buona volontà frustrata dal fatto che il bimbo potrebbe traferire quella stessa paura su un qualsiasi inoffensivo oggetto della quotidianità: un aspirapolvere, una foto sul giornale, ecc…. Per lui, che vedendo il nostro sforzo per evitargli qualsiasi timore, potrebbe finire col sentirsi incapace di affrontare positivamente ciò che la vita, attraverso i suoi stimoli, gli propone. Alla luce di tutto ciò, la fiaba può offrire molto di più di un semplice lieto fine: può donare la sensazione che, qualunque cosa sia, qualunque sentimento, personaggio, paura sia, se ne può parlare. Esiste, fa paura, ma non c’è bisogno di allontanarla, estirparla, può essere affrontata e, anche se non ci sarà un lieto fine, potrà essere comunque compresa.