Di che materia sono fatti i sogni

“L’Arte del Sogno” di Michel Gondry, 2006

Un sogno nasce da un pensiero; poi il pensiero va afferrato e reso materia. Un sogno si setaccia e si impasta. I sogni prendono corpo con la cartapesta, la gommapiuma, il legno, il lattice, la carta, la latta, la corda. I sogni, per diventare realtà, hanno bisogno del calore della mano umana. Un sogno è come una torta: se vuoi mangiare un sogno devi poterlo addentare. Deve essere reale. 

Illustrazione di Jim Kay

“Sette minuti dopo la mezzanotte” è un film del 2016 diretto dal regista spagnolo Juan Antonio Bayona. È tratto dall’omonimo romanzo di Patrick Ness, Questo film è passato in sordina nelle sale italiane, in pochi lo conoscono, in pochi l’hanno visto. È una storia che parla di trasformazione, di perdita, di memoria.  Come si può continuare a vivere senza le persone che ci hanno fatto conoscere la vita? Come si può sopravvivere alla morte di una parte del nostro cuore? La scelta degli attori, delle location, della fotografia, riflette la complessità dell’opera. Eppure c’è una cosa clamorosa che non funziona; e quella cosa è lui:

Perché non funziona? Perché non è fatto della materia di cui sono fatti i sogni. I sogni non devono essere realistici, ma reali. È un’antica polemica che porto con me dall’esordio della computer grafica, la stessa che ha portato George Lucas a “correggere” – ed io direi invece “rovinare”- la trilogia di Star Wars degli anni ’70 e modificare alcuni effetti artigianali con l’utilizzo della computer grafica. In quanto burattinaia, il mio mestiere mi porta a maneggiare costantemente la materia per poter costruire i sogni da mettere in scena.

George Lucas e creature

Lo stesso faceva Melies, pioniere del cinema fantastico. Melies aveva allestito il suo studio cinematografico in una enorme serra di vetro. Era un teatro di posa in cui realizzava i suoi sogni, i suoi film. Scenografie, oggetti, attori, costumi di scena. Una luna assolutamente realistica, realizzata con l’ausilio dei mezzi tecnici più avanzati, non eguaglierà mai la luna di cartapesta di Melies.

Perché la prima è finta, non si può toccare, è un fuoco fatuo, un’ombra, uno scherzo. La seconda è un oggetto, e in quanto oggetto porta l’anima di chi l’ha creata plasmandola, toccandola, colorandola. Le mani dell’uomo sono i vettori dei sogni. Se viene meno quel tipo di fisicità, il sogno perde la sua poesia: di certo avremo una luna impeccabile dal punto di vista tecnico, ma cosa ce ne facciamo di quella perfezione se appena andiamo a toccarla esplode come una bolla di sapone? È come una torta che può essere solo guardata, ma non può essere toccata, perché non esiste.

ET, il Fortuna Drago, gli Ewok sono reali: da qualche parte, nel magazzino di qualche studio, esistono ancora. E basterebbe la mano di un burattinaio a ridar loro la stessa polvere di stelle che li ha animati. Ed in effetti questa l’essenza del mio mestiere, del mestiere di noi burattinai: i sogni li creiamo per davvero, non sono un’invenzione. 

Spielberg fa il bagno ad ET